28 maggio 2020

Acqua bene comune: il ruolo del digitale

Le tecnologie digitali possono supportare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile? Intervista a Rosario Lembo su Tech Economy 2030
Promozione del diritto umano all’acqua e salvaguardia dell’acqua come bene comune dell’umanità sono le attività sulle quali si focalizza il lavoreo del CICMA, Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’acqua-Onlus, presieduto da Rosario Lembo. “Abbiamo partecipato al processo di consultazione avviato dal Segretario di UN, sollecitando la proposta di inserire tra gli SDG l’impegno degli Stati per garantire il diritto umano all’acqua a livello di minimo vitale” – racconta il presidente Lembo. “Questa proposta, sostenuta nella fase negoziale anche dal Governo italiano e da altri Paesi, è stata eliminata dai Paesi che si erano astenuti in fase di approvazione della risoluzione ONU e il diritto all’acqua è stato sostituito con “l’accesso equo e universale all’acqua ad un prezzo abbordabile” del target 6.1 e dall’impegno a “garantire l’accesso ai servizi igienici di base ponendo fine alla defecazione all’aperto, con particolare riferimento ai bisogni delle donne e delle ragazze, e dei gruppi più vulnerabili” del 6.2. In funzione del ruolo che le città esercitano a livello di governance di accesso all’acqua attraverso le società di gestione partecipate, e in assenza di una risposta legislativa al referendum del 2011, il CICMA ha deciso di impegnarsi per promuovere sui territori il diritto umano all’acqua attraverso iniziative su ad alcuni SDG di Agenda 2030: in particolare il Goal 11, il Goal 12 e il 13 oltre che 17.

In quale modo il CICMA sta portando avanti gli impegni a favore della sostenibilità?

Rispetto all’implementazione dell’accesso universale all’acqua, come diritto umano, il CICMA ha attivato contatti con lo Special Rapporteur sull’acqua, nominato da UN, partecipando ai processi di consultazione a supporto dei rapporti che annualmente sono presentati all’Assemblea ONU. Nell’intento di stimolare l’adozione di strumenti giuridici vincolanti, che definiscono le modalità con cui gli Stati possono garantire il diritto umano a livello di “accesso al minimo vitale”, pari a 50 lt/per/gg fissato dall’OMS, il CICMA ha elaborato con il Dipartimento di Diritto internazionale della Università Bicocca di Milano, la proposta di un Secondo Protocollo Opzionale al Patto PIDESC sul diritto umano all’acqua. Questa proposta è stata oggetto di approfondimento con Il Ministero degli Esteri e il Vaticano ed è stata presentata ai rappresentanti degli Stati presso il Consiglio dei Diritti culturali, economici, sociali dell’ONU, in un side-event organizzato a Ginevra con il sostegno della Bolivia in occasione della Giornata della Terra nel 2019. A livello nazionale, il CICMA è stato, assieme al Forum dei movimenti dell’acqua nel 2009, tra i promotori della legge di iniziativa popolare, trasformata in proposta di legge parlamentare nelle varie legislature. Nella precedente legislatura la Camera dei deputati aveva approvato una prima versione della proposta di legge, mentre in questa legislatura sono giacente inevase due proposte di legge parlamentari presso la Commissione Ambiente della Camera. Nell’art. 1 di tutte le proposte di legge presentate si riconosce il diritto umano all’acqua e si definisce le modalità di accesso universale al minimo vitale di copertura del costo del minimo vitale. Grazie all’azione di sensibilizzazione svolta dal CICMA, l’adozione di uno strumento giuridico di diritto internazionale vincolante che gli Stati potrebbero adottare per garantire il diritto umano all’acqua e il riconoscimento attraverso una legge quadro nazionale, sono proposte sostenute dall’ASVIS attraverso il Rapporto 2019 come raccomandazioni presentate al Governo e al Parlamento di implementazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile. Infine, con riferimento alla sfida che chiama in causa le città, per garantire l’accesso all’acqua potabile e ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici, il CICMA ha lanciato, nel giugno 2018, la proposta di adozione di una “Carta delle Città per il diritto umano all’acqua” che identifica alcuni impegni e buone pratiche che le città possono adottare, attraverso le Agende Urbane di sviluppo sostenibile, e che è stata aggiornata alla luce dell’emergenza Covid 19. La Carta delle Città, ad oggi, può contare sulla adesione del Coordinamento delle Agende 21 locali, dalla Rete delle CittàSane-OMS, sul sostegno del Comune di Milano e del Coordinamento degli Enti locali per la Pace e i Diritti umani. La Carta è inoltre una proposta presente nella Agenda Urbana delle Città e nel Rapporto 2019 dell’ASVIS. Un progetto al quale guardare con attenzione, cofinanziato dall’Agenzia di Cooperazione AICS e in corso di realizzazione, è riferito alla attività di implementazione degli SDG 6, 11, 12 e 13 attraverso il progetto “Le Città e la gestione sostenibile dell’acqua e delle risorse naturali“.

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In generale, pensa che la tecnologia possa essere strumento di sostenibilità?

Gli sviluppi di sistemi di comunicazione digitali se utilizzati come “strumenti” possono avere un impatto positivo, soprattutto nei Paesi più industrializzati, nel facilitare i contatti fra persone e gruppi, nello scambiare informazioni e attivare sinergie fra network locali, oltre che per sostenere campagne di advocacy e diffondere buone pratiche. Rispetto all’obiettivo di ridurre i gap sociali previsti da molti dei 17 SDG, purtroppo lo sviluppo delle tecnologie digitali “usa e getta” non sempre facilitano l’accesso a servizi di base da parte di tutti, specie dalle fasce più povere. L’innovazione tecnologia, se orientata al profitto e alla promozione del consumo “uso e getta“, perde la funzione strumentale di miglioramento delle condizioni di vita, crea dipendenza e, in assenza di mercato dei servizi di riparazione e riutilizzo degli strumenti informatici, determina non solo il peggioramento di alcuni degli obiettivi dell’Agenda, ma anche un forte impatto ambientale a livello di produzione di rifiuti, che fanno a peggiorare l’ambiente e inquinare gli ecosistemi.

Leggi l'articolo completo sul sito di Tech Economy 2030
ultima modifica: 29/05/2020 Massimo A.

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