09 novembre 2015

Diritto all´acqua nell´Agenda delle NU

Proposta di risoluzione sul diritto all'acqua della III Commissione ONU e 1° rapporto Rapporteur sul diritto umano all'acqua

Dopo l'approvazione, a fine ottobre, dell'Agenda degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) da parte dell'Assemblea delle Nazioni Unite, prosegue l'approfondimento sulle modalità con cui concretizzare questi obiettivi e su come reperire le risorse.

Fra le priorità al centro della 70° sessione dell'Assemblea Generale delle NU che si è aperta a NY nel mese di settembre, vi è anche la promozione del diritto umano all'acqua.

Riteniamo utile segnalare e commentare alcuni documenti in discussione finalizzati a consolidare quell'approccio "economico" dell'accesso all'acqua attraverso il mercato, principio che le grandi lobby sono riusciti ad affermare con l'obiettivo 6 della nuova Agenda post-2015.

9-12 Novembre
Nel corso della 70° sessione della Assemblea delle NU, nella III Commissione  è in discussion una proposta di risoluzione avanzata da alcuni Paesi, tra cui l'Italia, su "come promuovere e proteggere il diritto dell'uomo ed assicurare l'esercizio effettivo del diritto dell'uomo e le sue libertà con riferimento al diritto umano all'acqua ed in particolare ai servizi igienici di base". Vedi testo risoluzione

La proposta di risoluzione, a livello di raccomandazioni, si limita a richiamare i principi della realizzazione progressiva al diritto umano all'acqua e ai servizi igienici di base; non introduce nessun elemento di innovazione rispetto al carattere di universalità e di non discriminazione, perchè ricorda solo pincipi già adottati dal Consiglio dei Diritti Umani.

Al contrario la proposta consolida in premessa (par.1) il principio sancito dall'obiettivo 6 della Agenda post-205 che "il diritto umano all'acqua e ai servizi igienici di base si concretizza attraverso la possibilità di ciascuno di accedere senza discriminazione, fisicamente e ad un prezzo accessibile, in qualunque situazione".

Plaude inoltre al Rapporto prodotto dal "Rapporteur speciale per il diritto all'acqua" che pone l'accento e la priorità su criteri di "accessibilità economica ai servizi di approvvigionamento all'acqua e ai servizi sanitari".

Anzichè proporre avanzamenti, a distanza di 5 anni dalla risoluzione ONU del 2010, rispetto alla definzione di criteri e modalità con cui lo Stato dovrebbe garantire il diritto umano universale all'acqua e ai servizi igienici di base, in termini di minimo garantito a carico degli Stati e di modalità con cui garantire la fruibilità dei servizi igienici di base per tutti, consolida il principio che l'accesso ai servizi igienici di base è subordinato al pagamento di un giusto prezzo.
Di fatto se i diritti sono subordinati al pagamento di un prezzo definito dal mercato e da coloro che erogano l'acqua ,non si capisce come si possa garantire un diritto universale

Per contrastare questo approccio il CICMA ha avanzato una proposta alle principali Reti dell'acqua (Water Justice) per chiedere ai paesi proponenti di eliminare ogni riferimento al principio di subordinare il diritto all'acqua e ai servizi sanitari ad "un costo accessibile".

7 novembre
Si conclude la negoziazione sugli indici di misurabilità degli obiettivi di sviluppo sostenibile della nuova Agenda post-2015.
Nella bozza in discussione accolti alcuni degli indici di misurabilità del diritto umano all'acqua, proposti dal CICMA al Governo italiano e sostenuti dalla piattaforma Water Justice

La piattaforma degli indici già accolti è visionabile sul sito
http://unstats.un.org/sdgs/iaeg-sdgs/open-consultation-2



5 Agosto
1° Rapporto del Rapporteur Speciale sul diritto all'acqua
Nel corso della 30 edizione del Consiglio dei Diritti Umani di fine agosto, il Rapporteur dell'acqua, prof. Heller, ha presentato il suo primo rapporto su " (vedi testo in allegato)

Il rapporto esamina le diverse modalità di accessibilità in atto e sottolinea in premessa (par 6) "il rischio che l'accesso gratuito all'acqua e ai servizi sanitari potrebbe essere dannoso per gli stessi poveri perchè priverebbe lo Stato di entrate fiscali necessarie per fornire il servizio e metterebbe a rischio la possibilità dello stato di garantire altri diritti umani".

Il Rapporto ricostruisce alcuni dei possibili approcci a livello di accessibilità economica al diritto umano all'acqua, tra cui il modello proposto dal Protocollo di un minimo gratuito ed un sistema tariffario progressivo differenziato (pag 69), peraltro già praticato in alcuni paesi dell'Africa del Sud.

Il Rapporto si conclude però senza identificare una proposta innovativa e propone una serie di raccomandazioni a sostegno solo della visione di "accessibilità economica" , proponendo agli Stati di impegnarsi ad attivare dei Fondi per erogare sussidi alle categorie più svantaggiate.

Si rafforza cioe l'approccio che gli Stati, in tema di diritto umano all'acqua, si possono limitare a identificare le modalità con cui, attraverso sussidi o accesso a fondi, ciascuno, anche i più disagiati posssono accedere al diritto umano attraverso il pagamento di un prezzo accessibile.(par.87). Insomma prevale il principio che ognuno deve autogaranizzarsi per avere accesso ai diritti universali che sono trasformati diritti individuali su base di opportunità economica di accesso e su diritti universali garantiti dallo Stato. ( ndr R.Lembo)

ultima modifica: 10/11/2015 Alma P.

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