13 giugno 2013

Secondo anniversario dei Referendum

Un “amaro” compleanno per “Acqua bene comune”. L'appello del Cicma. "Un buco nell'acqua" - Articolo di approfondimento di R. Lembo

Il 13 giugno il Movimento dell’acqua  è sceso nuovamente in piazza per celebrare con “sarcasmo” il 2° anniversario della vittoria referendaria sancita nel 2011 dal voto dei 27 milioni di cittadini italiani. La richiesta alla politica di adottare provvedimenti per sancire che in Italia “l’acqua non è una merce” e che sulla ”gestione dell’acqua non si può fare profitto” è rimasta inevasa. I comportamenti messi in atto dal Parlamento e dai Governi della precedente legislatura sono andati in senso opposto, cioè hanno scardinato il significato politico dei referendum e predeterminato una situazione che di fatto rende impossibile praticare i percorsi di ripubblicizzazione.
Il referendum sull’acqua si è purtroppo trasformato in un “ buco nell’acqua ”.
In assenza di una legge quadro di riferimento, il rimando ai principi di giurisprudenza europea - che costituiscono la cornice di riferimento in tema di gestione del servizio idrico e dei servizi pubblici locali nello scenario post-referendum - espongono il nostro patrimonio idrico, le aziende che gestiscono il servizio idrico, anche quelle ancora controllate dai Comuni, al rischio di diventare facili prede da parte dei mercati finanziari e delle principali imprese europee , dichiara Rosario Lembo Presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua , che ha predisposto una “Agenda Italiane ed Europea a difesa dell’acqua e dei beni comuni” ( www.contrattoacqua.it ).

Un approfondimento die rischi a cui va incontro la gestione dei servizi idrici in Italia , in assenza di  provvedimenti che in sicurezza la difesa delle risorse idriche nazionali e contenuta nell'articolo "un buco nell'acqua" prublicato sul numero di Luglio di Solidarietà internaizonale riprodotto in allegato.

Fra i provvedimenti  che il Contratto Mondiale dell'acqua rivolge al nuovo Governoe per mettere i sicurezza l'acqua segnaliamo :
• ratificare nella Costituzione italiana la risoluzione ONU del luglio 2010;
• approvare con urgenza una nuova legge quadro sulle risorse idriche, accogliendo i principi e le proposte contenute nella legge di iniziativa popolare depositata in parlamento dai Movimenti dell’acqua nel 2007;
• riportare la competenza in materia di regolamentazione del ciclo delle acque e del servizio idrico e conseguentemente della determinazione del metodo tariffaria sotto la competenza del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, revocando conseguentemente l’entrata in vigore del nuovo metodo tariffario.
Il rispetto della sovranità popolare espressa dalle richieste referendarie attraverso l’approvazione in tempi rapidi di un nuovo quadro legislativo che riconosca il diritto all’acqua, definisca la natura dell’acqua come un bene comune pubblico, chiama in causa la credibilità del nuovo Parlamento. La difesa del patrimonio idrico nazionale deve diventare una delle priorità dell’Agenda politica di questa legislatura se si vuole impedire il rischio di una futura espropriazione da parte dei mercati della sovranità nazionale rispetto alla gestione delle risorse idriche.

ultima modifica: 07/04/2014 Alma P.

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