Garantire il diritto umano all'acqua. Cosa fare.

Percorsi istituzionali e di cittadinanza per concretizzare il Diritto all’acqua

Ancora oggi, dopo due Decenni per l'acqua, a conclusione degli obiettivi di sviluppo del Millennio (2015), la comunità internazionale si è dimostrata incapace di garantire l'accesso all'acqua potabile per tutti.
Le risorse rinnovabili di acqua presenti sul pianeta sono teoricamente più che sufficienti a soddisfare le esigenze dell'uomo. Di fatto, però, oggi ancora poco meno di un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua potabile, mentre per più di 2 miliardi la qualità dell'acqua è scarsa o pessima. Oltre a questo, circa 2 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienici.
Ancora oggi i morti per mancanza di accesso all'acqua e a causa delle malattie portate dall'utilizzo di acqua inquinata sono molto di più di qualsiasi guerra o disastro.

Il nostro impegno sull’acqua
Nel corso di 15 anni di attività il Contratto Mondiale ha sostenuto la mobilitazione della società civile contro i processi di privatizzazione dell’acqua in diversi paesi dell’America latina e i processi di mobilitazione della società civile che hanno portato al riconoscimento del diritto nella Costituzione di diversi paesi dell'America Latina (Uruguay, Ecuador, Bolivia) e da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite (Risoluzione 64/292 del 28 luglio 2010) per iniziativa del Governo Boliviano.
In Italia , il Contratto Mondiale ha promosso il diritto all'acqua attraverso campagne per una cultura responsabile nelle scuole, nella società civile, presso le Aziende pubbliche e ha sollecitato la classe politica e il Parlamento a dotare il paese di una legge, con la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare nel 2007. Ha concorso alla presentazione nel marzo del 2014 di una nuova proposta di legge di iniziativa parlamentare per “un governo pubblico delle risorse idriche come diritto umano e bene comuni”.
Il Contratto Mondiale ha sostenuto nel 2006 la nascita del Forum Italianodei Movimenti dell’Acqua ed è stato promotore della Campagna per il Referendum che ha bloccato la messa a gara dei servizi idrici e dei servizi pubblici locali nel corso del 2011.
A 15 anni dal primo Manifesto per un Contratto Mondiale dell’Acqua, lanciato a Lisbona nel 1998, e del primo «Manifesto Italiano per un governo dell'Acqua» (Marzo 2003), dopo avere contribuito a creare le condizioni per la risoluzione ONU che ha portato la comunità internazionale a riconoscere il diritto umano all’acqua ed ai servizi igienico-sanitari, dobbiamo prendere atto che, a 5 anni dalla risoluzione dell’ONU, il diritto umano all’acqua resta ancora privo di concretizzazione.
Riteniamo quindi necessario proporre alla comunità internazionale una nuova sfida: la concretizzazione del diritto all’acqua per tutti entro il 2020.

Questa proposta deve essere attuata su due livelli.

Livello internazionale:
la comunità internazionale deve adottare un Trattato o Protocollo per la concretizzazione del diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, cioè uno strumento di diritto internazionale che espliciti gli obblighi a carico degli Stati e impegnarsi a dar vita ad una Istituzione Mondiale (Autorità o Tribunale Mondiale dell’acqua) dotata di poteri di governo e sanzionatori rispetto alle violazioni .
Livello Nazionale:
tutti gli Stati devono ratificare il Trattato e procedere ad adeguare le rispettive legislazioni nazionali (costituzionalizzazione del diritto umano all’acqua) .

Perché sono necessari ed urgenti questi strumenti
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La necessità di un Trattato internazionale per il Diritto all’acqua risiede nel fatto che le risoluzioni dell'Assemblea Generale non sono di per sé giuridicamente vincolanti, in quanto hanno formalmente il valore di raccomandazioni.
L’applicazione della risoluzione 64/292 (28 luglio 2010) approvata dalla Assemblea delle NU e della risoluzione 15/9 (settembre 2010) del Consiglio dei Diritti dell’Uomo restano nella sfera e competenza dei singoli Stati, che possono decidere o meno di includere il diritto nelle proprie Costituzioni e/o di approvare legislazioni nazionali che definiscano le modalità di concretizzazione di dette risoluzioni.
Anche in caso di mancato accesso o di violazioni del diritto all’acqua e ai servizi igienico sanitari, sebbene sia vigente il riconoscimento Onu, non è ancora consentito ai cittadini o alle comunità di ricorrere a strumenti giuridici che consentano di sanzionare gli Stati.
L’atteggiamento prevalente nella comunità internazionale e nelle diverse Agenzie è quello di adottare il principio della realizzazione progressiva e non vincolante per gli Stati.
Questo atteggiamento, difeso da diversi Paesi, rischia che nell’Agenda degli Obiettivi sostenibili post-2015 non ci sia nessun riferimento esplicito al diritto umano né specifici impegni per la concretizzazione.

Come Contratto Mondiale, siamo convinti che sia urgente promuovere una forte mobilitazione per introdurre questi strumenti di Diritto internazionale e nuove Istituzioni a difesa dell’acqua per contrastare i seguenti rischi:
a) che siano le imprese e i mercati finanziari a definire le modalità di concretizzazione del diritto umano all’acqua, e che si approprino delle risorse naturali attraverso il land/water grabbing
b) che le imprese e i mercati, in quanto portatori di interesse, si approprino del futuro “governo delle risorse idriche e del ciclo dell’acqua” e delle risorse ambientali, tramite i meccanismi di “governance” che loro stessi definiscono.
Esistono i presupposti perché tali processi si realizzino, a partire dal 2015, attraverso l’Agenda degli obiettivi sostenibili post-2015 e i negoziati TTIP tra Usa-Ue e quelli tra UE e Canada.

I percorsi possibili
In funzione di due importanti avvenimenti che si svolgeranno nel 2015, a Milano, da maggio a ottobre 2015, l’Esposizione Internazionale EXPO 2015 che avrà come tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» e l’Assemblea delle Nazioni Unite nell’autunno del 2015 che sarà chiamata ad approvare la nuova Agenda degli obiettivi di sviluppo sostenibile post-2015, la proposta che il Contratto Mondiale sull’acqua lancia ai movimenti, alla società civile a difesa del “diritto umano all’acqua” sancito dalle Nazioni unite, è la seguente:

1. Garantire il diritto all’acqua nella Agenda SDGs 2015. .
Ciò significa :
a) Ottenere l’esplicitazione dell’impegno per garantire il diritto umano all’acqua sulla base di modalità e tempistiche chiaramente identificate
b) Ottenere l’impegno alla ratifica di un Trattato/ Protocollo internazionale per il diritto umano all’acqua da sottoscrivere al più tardi entro il 2020.

2. Impegnare gli Stati e la comunità a ratificare un Trattato internazionale per il diritto all’acqua , che dovrà essere appositamente concluso nell’ambito dell’ONU o in alternativa dar vita ad un Protocollo addizionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (PIDESC), già sottoscritto dagli Stati.

L’obiettivo sia del Trattato che del Protocollo addizionale sarebbe quello di attuare e specificare il diritto all’acqua per regolamentarne gli aspetti sostanziali e procedurali, quali: diritto all’acqua per dissetarsi; diritto all’acqua per igiene personale; diritto all’acqua per uso domestico; livelli minimi quantitativi e qualitativi; diritto all’accesso all’acqua (accessibilità fisica e accessibilità economica); diritto all’informazione sull’acqua; diritto alla partecipazione nelle decisioni relative all’acqua; diritto di agire in giudizio in tema di acqua; carattere inderogabile del diritto all’acqua anche in caso di guerra.

Cosa fare

In questa sessione è possibile approfondire le iniziative e le proposte per la concretizzazione di questi strumenti attraverso la segnalazione di materiali, documenti, contributi di esperti e i documenti di lavoro che saranno predisposti dal gruppo di lavoro del Cicma.

ultima modifica: 22/07/2014 Alma P.
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